1 Febbraio 2016 Carlo Lorusso

Dichiarazione spontanea dei patrimoni detenuti all’estero – Un cammino percorribile e auspicabile

La regolarizzazione dei patrimoni detenuti all’estero e non dichiarati al fisco brasiliano da parte di soggetti residenti in Brasile è un tema di cui si è discusso nel corso dell’ultimo decennio. L’approvazione di una legge, a tal proposito, sembra essere ogni giorno più vicina, specialmente in seguito alla presentazione del progetto di legge su iniziativa del Governo al Congresso Nazionale.

L’approvazione di questo progetto di legge è prioritaria per il Governo Brasiliano visto che, da un lato, le entrate tributarie connesse ai capitali detenuti all’estero e non dichiarati aiuterebbero il Governo a diminuire il deficit pubblico e, dall’altro, tale provvedimento permetterebbe all’amministrazione finanziaria brasiliana di raccogliere informazioni utili per stabilire la reale capacità contributiva di alcuni soggetti, nonchè di acquisire maggiori dettagli sulle strutture di pianificazione fiscale utilizzate per detenere i patrimoni all’estero.

E’ rilevante sottolineare, inoltre, che l’importanza di questo progetto non è collegata solo a questioni di interesse nazionale. In realtà, il Brasile fa parte di un gruppo di Stati che già hanno implementato o stanno implementando nella propria legislazione interna delle normative per la regolarizzazione dei capitali all’estero non dichiarati. Si tratta, dunque, di una tendenza globale ispirata alle nuove politiche di cooperazione internazionale e di lotta all’evasione fiscale, così come discusse dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (“OCSE”) e dal G20.

Molte giurisdizioni, infatti, hanno abrogato le normative che garantivano il segreto bancario ai fini fiscali. Alcune nazioni, conosciute come grandi centri finanziari, hanno già firmato, o sono in prossimità di farlo, accordi che permettono lo scambio automatico di informazioni con le autorità fiscali di altri paesi al fine di contrastare l’evasione d’imposta. Tali cambiamenti rendono il mantenimento di patrimoni non dichiarati all’estero ogni giorno più difficoltoso ed espongono i contribuenti a rischi non solo di natura tributaria ma anche penale.

Il Brasile ha già firmato una convenzione per la cooperazione e lo scambio di informazioni automatiche con gli Stati Uniti (accordo conosciuto come FATCA – Foreign Account Tax Compliance Act). Oltre a questa convenzione, il Brasile facendo parte del G20, si è impegnato a implementare un programma multilaterale di scambio automatico di informazioni con diversi paesi, seguendo la raccomandazione dell’OCSE.

Attraverso l’accordo multilaterale sullo scambio automatico di informazioni, i paesi firmatari scambieranno in maniera automatica (ossia, senza alcuna richiesta specifica) dati relativi alle attività finanziarie dei suoi residenti all’estero. L’entrata in vigore di tale accordo è prevista per il 2017 o al più tardi nel 2018.

La stesso organismo internazionale (OCSE) raccomanda che i paesi partecipanti al programma di scambio automatico di informazioni diano un’ultima possibilità ai contribuenti di dichiarare i capitali ovvero i beni esistenti all’estero prima che l’accordo cominci ad operare.

In tal senso, il provvedimento legislativo suggerito dal Governo segue quelle che sono le indicazioni internazionali.

E’ importante rilevare come nell’ultimo decennio sono state molte le ragioni che hanno spinto la migrazione dei patrimoni brasiliani all’estero. Instabilità economica e cambiaria, incertezza sul futuro del paese e piani economici dagli esiti incerti ne rappresentano solo alcuni esempi. Tanto premesso, le ragioni alla base della proposta del Governo sembrerebbero rispettare una logica ben precisa.

Per quanto riguarda gli aspetti pratici del progetto di legge in discussione denominato “Regime Speciale di regolarizzazione cambiaria e tributaria” (RERCT), lo stesso introduce le condizioni ed illustra il procedimento di regolarizzazione per le persone fisiche e giuridiche detentrici di patrimoni non dichiarati all’estero, concedendo una amnistia per i reati collegati a tale condotta illecita perpetrata in anni precedenti alla data di regolarizzazione.

Il processo legislativo potrebbe subire ulteriori sviluppi ed il testo potrebbe essere ulteriormente modificato ma le basi per la regolarizzazione dei patrimoni all’estero sono state poste. Ai contribuenti potenzialmente interessati dalla normativa, pertanto, non resta che prepararsi per il momento in cui saranno chiamati a scegliere la strada da percorrere.

Al fine di analizzare i rischi ed i benefici collegati alla proposta legislativa è necessario comprendere le sue linee generali. Di seguito, seppur in maniera schematica, vengono elencati i punti centrali del testo sottoposto all’approvazione del Congresso Nazionale.

  • La dichiarazione dei capitali, dei beni e dei diritti mantenuti all’estero deve essere su base volontaria e presentata entro 180 giorni a partire dalla data di entrata in vigore della regolamentazione, attraverso una “dichiarazione di regolarizzazione specifica”. Tale dichiarazione, dovrà contenere la descrizione dettagliata degli attivi, nonchè il valore degli stessi espresso in reais (utilizzando la quotazione del dollaro a dicembre 2014); le informazioni necessarie ad identificare l’oggetto della regolarizzazione ed i dati completi del titolare.

  • Nel caso in cui i patrimoni da dichiarare fossero superiori a USD 100.000,00, un’istituzione finanziaria brasiliana dovrà svolgere il compito di intermediazione nella regolarizzazione.

  • Il dichiarante non potrà accedere alla procedura se condannato con sentenza passata in giudicato per la pratica di crimini direttamente connessi al patrimonio oggetto di denuncia spontanea.

  • Esclusivamente gli attivi di origine lecita (la cui dimostrazione, in realtà, potrebbe essere “complicata”) potranno essere oggetto di dichiarazione di regolarizzazione.

  • Sarà estinta la punibilità in relazione ai crimini tributari di falsificazione perpetrata nei confronti del sistema finanziario, di reato cambiario e di riciclaggio di denaro dei contribuenti che hanno dichiarato i valori in base a quanto previsto per legge.

  • Nel caso di regolarizzazione degli attivi mantenuti all’estero in nome di terze parti, l’estinzione della punibilità sarà estesa anche ai terzi.

  • La percentuale che dovrà essere pagata a titolo di imposte e sanzioni per la regolarizzazione, sarà del 35% del valore del patrimonio soggetto a regolarizzazione e tale tassazione verrà considerata come tassazione definitiva.

  • La regolarizzazione esclude l’incidenza della sanzione applicata per la non presentazione in maniera completa e tempestiva della Dichiarazione dei Capitali Brasiliani all’Estero alla Banca Centrale Brasiliana.

In linea generale, sono queste le disposizioni che dovrebbero regolamentare la procedura.

Come era possibile intuire, molte sono state le riflessioni e le critiche intorno al progetto di legge: elevata carica tributaria, tempistiche di adesione ristrette, restrizioni per l’accesso all’adesione, estensione della partecipazione delle istituzioni finanziarie (che avranno una responsabilità diretta per verificare il procedimento di dichiarazione), possibilità di auto incriminarsi e tanti altri dubbi che sempre precedono i grandi programmi di adesione spontanea.

Tali problematiche, potrebbero essere facilmente risolte prendendo a riferimento le procedure già implementate per gli altri paesi che hanno aderito al programma di dichiarazione spontanea (comunemente conosciuta come voluntary disclosure).

I dettagli relativi alle altre procedure sono state rese note da parte dell’OCSE sul sito web dell’organizzazione e, senza ombra di dubbio, sono conosciute dai tecnici che lavorano alla redazione del progetto di legge.

In termini generali, sarebbe auspicabile un’estensione del termine di presentazione della dichiarazione di adesione, tenendo in considerazione le difficoltà nel ricostruire la storia di alcune operazioni e l’ottenimento della documentazione da parte delle istituzioni finanziarie estere. Una riduzione delle sanzioni e dell’imposta applicabile sarebbe anche ben vista, oltre ad alcuni chiarimenti riguardo le possibili conseguenze di una auto incriminazione per le fattispecie di reato non espressamente coperte dal progetto di legge al fine di incentivare i contribuenti ad aderire al progetto.

Nonostante tali riflessioni, non possiamo esimerci dal riconoscere che questa è un’opportunità unica nella storia del Brasile e che appare improbabile che una tale opportunità possa essere concessa in futuro, data la situazione politica e sociale vissuta dal Paese. Molte potrebbero essere ancora le modifiche apportate al progetto di legge prima dell’approvazione ma sicuramente possiamo affermare che non siamo mai stati così vicini all’approvazione di un effettivo programma di regolarizzazione come lo siamo oggi.

Sulla base di quanto sopra considerato, si potrebbe concludere che i contribuenti che si faranno trovare pronti nel momento in cui i tempi per l’adesione cominceranno a scorrere, avranno una maggiore tranquillità per poter stabilire il cammino da seguire.

Questo comporterà un’attenzione particolare alle notizie riguardanti il Progetto di legge, nonchè un’analisi preliminare dei vantaggi e svantaggi del “pacchetto offerto”, nonchè una richiesta dei documenti che potrebbero essere importanti per la procedura. In questo senso, è importante che il contribuente ricorra a specialisti nell’area penale e tributaria per valutare la propria situazione personale e tracciare una strategia da seguire.

E’ importante evidenziare, infine, che, quando si tratta di presentare le prove atte a dimostrare l’inesistenza di illeciti perpetrati nei confronti del governo e degli istituti regolatori del paese, è necessaria un’attenzione particolare in quanto non è consentito fare passi falsi.

Perché AdvantA?

Il punto di forza del nostro team è la complementarietà delle capacità e le conoscenze tecniche. Operiamo quotidianamente con studi di professionisti brasiliani di alto livello attivi nel settore tributario, bancario e penale.

Valutiamo insieme il modus operandi migliore per regolarizzare patrimoni depositati all’estero, fornendo consulenze tailor made.

Paolo Arginelli
Contatto: paolo.arginelli@advanta-ch.com
Socio fondatore e Managing Director di AdvantA, docente presso Università Cattolica del Sacro Cuore (Piacenza), consulente specializzato in diritto tributario internazionale, con vasta esperienza nei programmi di regolarizzazione dei capitali non dichiarati (voluntary disclosure) in collaborazione con istituzioni straniere.

Carlo Lorusso
Contatto: clorusso@tesslaw.com.brcarlo.lorusso@advanta-ch.com
Avvocato specializzato in diritto tributario internazionale, iscritto come avvocato straniero presso l’ordine degli avvocati brasiliani, con vasta esperienza nei programmi di regolarizzazione dei capitali non dichiarati (voluntary disclosure) in collaborazione con istituzioni straniere.

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1 Febbraio 2016 Carlo Lorusso

Dichiarazione spontanea dei patrimoni detenuti all’estero – Un cammino percorribile e auspicabile

La regolarizzazione dei patrimoni detenuti all’estero e non dichiarati al fisco brasiliano da parte di soggetti residenti in Brasile è un tema di cui si è discusso nel corso dell’ultimo decennio. L’approvazione di una legge, a tal proposito, sembra essere ogni giorno più vicina, specialmente in seguito alla presentazione del progetto di legge su iniziativa del Governo al Congresso Nazionale.

L’approvazione di questo progetto di legge è prioritaria per il Governo Brasiliano visto che, da un lato, le entrate tributarie connesse ai capitali detenuti all’estero e non dichiarati aiuterebbero il Governo a diminuire il deficit pubblico e, dall’altro, tale provvedimento permetterebbe all’amministrazione finanziaria brasiliana di raccogliere informazioni utili per stabilire la reale capacità contributiva di alcuni soggetti, nonchè di acquisire maggiori dettagli sulle strutture di pianificazione fiscale utilizzate per detenere i patrimoni all’estero.

E’ rilevante sottolineare, inoltre, che l’importanza di questo progetto non è collegata solo a questioni di interesse nazionale. In realtà, il Brasile fa parte di un gruppo di Stati che già hanno implementato o stanno implementando nella propria legislazione interna delle normative per la regolarizzazione dei capitali all’estero non dichiarati. Si tratta, dunque, di una tendenza globale ispirata alle nuove politiche di cooperazione internazionale e di lotta all’evasione fiscale, così come discusse dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (“OCSE”) e dal G20.

Molte giurisdizioni, infatti, hanno abrogato le normative che garantivano il segreto bancario ai fini fiscali. Alcune nazioni, conosciute come grandi centri finanziari, hanno già firmato, o sono in prossimità di farlo, accordi che permettono lo scambio automatico di informazioni con le autorità fiscali di altri paesi al fine di contrastare l’evasione d’imposta. Tali cambiamenti rendono il mantenimento di patrimoni non dichiarati all’estero ogni giorno più difficoltoso ed espongono i contribuenti a rischi non solo di natura tributaria ma anche penale.

Il Brasile ha già firmato una convenzione per la cooperazione e lo scambio di informazioni automatiche con gli Stati Uniti (accordo conosciuto come FATCA – Foreign Account Tax Compliance Act). Oltre a questa convenzione, il Brasile facendo parte del G20, si è impegnato a implementare un programma multilaterale di scambio automatico di informazioni con diversi paesi, seguendo la raccomandazione dell’OCSE.

Attraverso l’accordo multilaterale sullo scambio automatico di informazioni, i paesi firmatari scambieranno in maniera automatica (ossia, senza alcuna richiesta specifica) dati relativi alle attività finanziarie dei suoi residenti all’estero. L’entrata in vigore di tale accordo è prevista per il 2017 o al più tardi nel 2018.

La stesso organismo internazionale (OCSE) raccomanda che i paesi partecipanti al programma di scambio automatico di informazioni diano un’ultima possibilità ai contribuenti di dichiarare i capitali ovvero i beni esistenti all’estero prima che l’accordo cominci ad operare.

In tal senso, il provvedimento legislativo suggerito dal Governo segue quelle che sono le indicazioni internazionali.

E’ importante rilevare come nell’ultimo decennio sono state molte le ragioni che hanno spinto la migrazione dei patrimoni brasiliani all’estero. Instabilità economica e cambiaria, incertezza sul futuro del paese e piani economici dagli esiti incerti ne rappresentano solo alcuni esempi. Tanto premesso, le ragioni alla base della proposta del Governo sembrerebbero rispettare una logica ben precisa.

Per quanto riguarda gli aspetti pratici del progetto di legge in discussione denominato “Regime Speciale di regolarizzazione cambiaria e tributaria” (RERCT), lo stesso introduce le condizioni ed illustra il procedimento di regolarizzazione per le persone fisiche e giuridiche detentrici di patrimoni non dichiarati all’estero, concedendo una amnistia per i reati collegati a tale condotta illecita perpetrata in anni precedenti alla data di regolarizzazione.

Il processo legislativo potrebbe subire ulteriori sviluppi ed il testo potrebbe essere ulteriormente modificato ma le basi per la regolarizzazione dei patrimoni all’estero sono state poste. Ai contribuenti potenzialmente interessati dalla normativa, pertanto, non resta che prepararsi per il momento in cui saranno chiamati a scegliere la strada da percorrere.

Al fine di analizzare i rischi ed i benefici collegati alla proposta legislativa è necessario comprendere le sue linee generali. Di seguito, seppur in maniera schematica, vengono elencati i punti centrali del testo sottoposto all’approvazione del Congresso Nazionale.

  • La dichiarazione dei capitali, dei beni e dei diritti mantenuti all’estero deve essere su base volontaria e presentata entro 180 giorni a partire dalla data di entrata in vigore della regolamentazione, attraverso una “dichiarazione di regolarizzazione specifica”. Tale dichiarazione, dovrà contenere la descrizione dettagliata degli attivi, nonchè il valore degli stessi espresso in reais (utilizzando la quotazione del dollaro a dicembre 2014); le informazioni necessarie ad identificare l’oggetto della regolarizzazione ed i dati completi del titolare.

  • Nel caso in cui i patrimoni da dichiarare fossero superiori a USD 100.000,00, un’istituzione finanziaria brasiliana dovrà svolgere il compito di intermediazione nella regolarizzazione.

  • Il dichiarante non potrà accedere alla procedura se condannato con sentenza passata in giudicato per la pratica di crimini direttamente connessi al patrimonio oggetto di denuncia spontanea.

  • Esclusivamente gli attivi di origine lecita (la cui dimostrazione, in realtà, potrebbe essere “complicata”) potranno essere oggetto di dichiarazione di regolarizzazione.

  • Sarà estinta la punibilità in relazione ai crimini tributari di falsificazione perpetrata nei confronti del sistema finanziario, di reato cambiario e di riciclaggio di denaro dei contribuenti che hanno dichiarato i valori in base a quanto previsto per legge.

  • Nel caso di regolarizzazione degli attivi mantenuti all’estero in nome di terze parti, l’estinzione della punibilità sarà estesa anche ai terzi.

  • La percentuale che dovrà essere pagata a titolo di imposte e sanzioni per la regolarizzazione, sarà del 35% del valore del patrimonio soggetto a regolarizzazione e tale tassazione verrà considerata come tassazione definitiva.

  • La regolarizzazione esclude l’incidenza della sanzione applicata per la non presentazione in maniera completa e tempestiva della Dichiarazione dei Capitali Brasiliani all’Estero alla Banca Centrale Brasiliana.

In linea generale, sono queste le disposizioni che dovrebbero regolamentare la procedura.

Come era possibile intuire, molte sono state le riflessioni e le critiche intorno al progetto di legge: elevata carica tributaria, tempistiche di adesione ristrette, restrizioni per l’accesso all’adesione, estensione della partecipazione delle istituzioni finanziarie (che avranno una responsabilità diretta per verificare il procedimento di dichiarazione), possibilità di auto incriminarsi e tanti altri dubbi che sempre precedono i grandi programmi di adesione spontanea.

Tali problematiche, potrebbero essere facilmente risolte prendendo a riferimento le procedure già implementate per gli altri paesi che hanno aderito al programma di dichiarazione spontanea (comunemente conosciuta come voluntary disclosure).

I dettagli relativi alle altre procedure sono state rese note da parte dell’OCSE sul sito web dell’organizzazione e, senza ombra di dubbio, sono conosciute dai tecnici che lavorano alla redazione del progetto di legge.

In termini generali, sarebbe auspicabile un’estensione del termine di presentazione della dichiarazione di adesione, tenendo in considerazione le difficoltà nel ricostruire la storia di alcune operazioni e l’ottenimento della documentazione da parte delle istituzioni finanziarie estere. Una riduzione delle sanzioni e dell’imposta applicabile sarebbe anche ben vista, oltre ad alcuni chiarimenti riguardo le possibili conseguenze di una auto incriminazione per le fattispecie di reato non espressamente coperte dal progetto di legge al fine di incentivare i contribuenti ad aderire al progetto.

Nonostante tali riflessioni, non possiamo esimerci dal riconoscere che questa è un’opportunità unica nella storia del Brasile e che appare improbabile che una tale opportunità possa essere concessa in futuro, data la situazione politica e sociale vissuta dal Paese. Molte potrebbero essere ancora le modifiche apportate al progetto di legge prima dell’approvazione ma sicuramente possiamo affermare che non siamo mai stati così vicini all’approvazione di un effettivo programma di regolarizzazione come lo siamo oggi.

Sulla base di quanto sopra considerato, si potrebbe concludere che i contribuenti che si faranno trovare pronti nel momento in cui i tempi per l’adesione cominceranno a scorrere, avranno una maggiore tranquillità per poter stabilire il cammino da seguire.

Questo comporterà un’attenzione particolare alle notizie riguardanti il Progetto di legge, nonchè un’analisi preliminare dei vantaggi e svantaggi del “pacchetto offerto”, nonchè una richiesta dei documenti che potrebbero essere importanti per la procedura. In questo senso, è importante che il contribuente ricorra a specialisti nell’area penale e tributaria per valutare la propria situazione personale e tracciare una strategia da seguire.

E’ importante evidenziare, infine, che, quando si tratta di presentare le prove atte a dimostrare l’inesistenza di illeciti perpetrati nei confronti del governo e degli istituti regolatori del paese, è necessaria un’attenzione particolare in quanto non è consentito fare passi falsi.

Perché AdvantA?

Il punto di forza del nostro team è la complementarietà delle capacità e le conoscenze tecniche. Operiamo quotidianamente con studi di professionisti brasiliani di alto livello attivi nel settore tributario, bancario e penale.

Valutiamo insieme il modus operandi migliore per regolarizzare patrimoni depositati all’estero, fornendo consulenze tailor made.

Paolo Arginelli
Contatto: paolo.arginelli@advanta-ch.com
Socio fondatore e Managing Director di AdvantA, docente presso Università Cattolica del Sacro Cuore (Piacenza), consulente specializzato in diritto tributario internazionale, con vasta esperienza nei programmi di regolarizzazione dei capitali non dichiarati (voluntary disclosure) in collaborazione con istituzioni straniere.

Carlo Lorusso
Contatto: clorusso@tesslaw.com.brcarlo.lorusso@advanta-ch.com
Avvocato specializzato in diritto tributario internazionale, iscritto come avvocato straniero presso l’ordine degli avvocati brasiliani, con vasta esperienza nei programmi di regolarizzazione dei capitali non dichiarati (voluntary disclosure) in collaborazione con istituzioni straniere.

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1 Febbraio 2016 Carlo Lorusso

Dichiarazione spontanea dei patrimoni detenuti all’estero – Un cammino percorribile e auspicabile

La regolarizzazione dei patrimoni detenuti all’estero e non dichiarati al fisco brasiliano da parte di soggetti residenti in Brasile è un tema di cui si è discusso nel corso dell’ultimo decennio. L’approvazione di una legge, a tal proposito, sembra essere ogni giorno più vicina, specialmente in seguito alla presentazione del progetto di legge su iniziativa del Governo al Congresso Nazionale.

L’approvazione di questo progetto di legge è prioritaria per il Governo Brasiliano visto che, da un lato, le entrate tributarie connesse ai capitali detenuti all’estero e non dichiarati aiuterebbero il Governo a diminuire il deficit pubblico e, dall’altro, tale provvedimento permetterebbe all’amministrazione finanziaria brasiliana di raccogliere informazioni utili per stabilire la reale capacità contributiva di alcuni soggetti, nonchè di acquisire maggiori dettagli sulle strutture di pianificazione fiscale utilizzate per detenere i patrimoni all’estero.

E’ rilevante sottolineare, inoltre, che l’importanza di questo progetto non è collegata solo a questioni di interesse nazionale. In realtà, il Brasile fa parte di un gruppo di Stati che già hanno implementato o stanno implementando nella propria legislazione interna delle normative per la regolarizzazione dei capitali all’estero non dichiarati. Si tratta, dunque, di una tendenza globale ispirata alle nuove politiche di cooperazione internazionale e di lotta all’evasione fiscale, così come discusse dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (“OCSE”) e dal G20.

Molte giurisdizioni, infatti, hanno abrogato le normative che garantivano il segreto bancario ai fini fiscali. Alcune nazioni, conosciute come grandi centri finanziari, hanno già firmato, o sono in prossimità di farlo, accordi che permettono lo scambio automatico di informazioni con le autorità fiscali di altri paesi al fine di contrastare l’evasione d’imposta. Tali cambiamenti rendono il mantenimento di patrimoni non dichiarati all’estero ogni giorno più difficoltoso ed espongono i contribuenti a rischi non solo di natura tributaria ma anche penale.

Il Brasile ha già firmato una convenzione per la cooperazione e lo scambio di informazioni automatiche con gli Stati Uniti (accordo conosciuto come FATCA – Foreign Account Tax Compliance Act). Oltre a questa convenzione, il Brasile facendo parte del G20, si è impegnato a implementare un programma multilaterale di scambio automatico di informazioni con diversi paesi, seguendo la raccomandazione dell’OCSE.

Attraverso l’accordo multilaterale sullo scambio automatico di informazioni, i paesi firmatari scambieranno in maniera automatica (ossia, senza alcuna richiesta specifica) dati relativi alle attività finanziarie dei suoi residenti all’estero. L’entrata in vigore di tale accordo è prevista per il 2017 o al più tardi nel 2018.

La stesso organismo internazionale (OCSE) raccomanda che i paesi partecipanti al programma di scambio automatico di informazioni diano un’ultima possibilità ai contribuenti di dichiarare i capitali ovvero i beni esistenti all’estero prima che l’accordo cominci ad operare.

In tal senso, il provvedimento legislativo suggerito dal Governo segue quelle che sono le indicazioni internazionali.

E’ importante rilevare come nell’ultimo decennio sono state molte le ragioni che hanno spinto la migrazione dei patrimoni brasiliani all’estero. Instabilità economica e cambiaria, incertezza sul futuro del paese e piani economici dagli esiti incerti ne rappresentano solo alcuni esempi. Tanto premesso, le ragioni alla base della proposta del Governo sembrerebbero rispettare una logica ben precisa.

Per quanto riguarda gli aspetti pratici del progetto di legge in discussione denominato “Regime Speciale di regolarizzazione cambiaria e tributaria” (RERCT), lo stesso introduce le condizioni ed illustra il procedimento di regolarizzazione per le persone fisiche e giuridiche detentrici di patrimoni non dichiarati all’estero, concedendo una amnistia per i reati collegati a tale condotta illecita perpetrata in anni precedenti alla data di regolarizzazione.

Il processo legislativo potrebbe subire ulteriori sviluppi ed il testo potrebbe essere ulteriormente modificato ma le basi per la regolarizzazione dei patrimoni all’estero sono state poste. Ai contribuenti potenzialmente interessati dalla normativa, pertanto, non resta che prepararsi per il momento in cui saranno chiamati a scegliere la strada da percorrere.

Al fine di analizzare i rischi ed i benefici collegati alla proposta legislativa è necessario comprendere le sue linee generali. Di seguito, seppur in maniera schematica, vengono elencati i punti centrali del testo sottoposto all’approvazione del Congresso Nazionale.

  • La dichiarazione dei capitali, dei beni e dei diritti mantenuti all’estero deve essere su base volontaria e presentata entro 180 giorni a partire dalla data di entrata in vigore della regolamentazione, attraverso una “dichiarazione di regolarizzazione specifica”. Tale dichiarazione, dovrà contenere la descrizione dettagliata degli attivi, nonchè il valore degli stessi espresso in reais (utilizzando la quotazione del dollaro a dicembre 2014); le informazioni necessarie ad identificare l’oggetto della regolarizzazione ed i dati completi del titolare.

  • Nel caso in cui i patrimoni da dichiarare fossero superiori a USD 100.000,00, un’istituzione finanziaria brasiliana dovrà svolgere il compito di intermediazione nella regolarizzazione.

  • Il dichiarante non potrà accedere alla procedura se condannato con sentenza passata in giudicato per la pratica di crimini direttamente connessi al patrimonio oggetto di denuncia spontanea.

  • Esclusivamente gli attivi di origine lecita (la cui dimostrazione, in realtà, potrebbe essere “complicata”) potranno essere oggetto di dichiarazione di regolarizzazione.

  • Sarà estinta la punibilità in relazione ai crimini tributari di falsificazione perpetrata nei confronti del sistema finanziario, di reato cambiario e di riciclaggio di denaro dei contribuenti che hanno dichiarato i valori in base a quanto previsto per legge.

  • Nel caso di regolarizzazione degli attivi mantenuti all’estero in nome di terze parti, l’estinzione della punibilità sarà estesa anche ai terzi.

  • La percentuale che dovrà essere pagata a titolo di imposte e sanzioni per la regolarizzazione, sarà del 35% del valore del patrimonio soggetto a regolarizzazione e tale tassazione verrà considerata come tassazione definitiva.

  • La regolarizzazione esclude l’incidenza della sanzione applicata per la non presentazione in maniera completa e tempestiva della Dichiarazione dei Capitali Brasiliani all’Estero alla Banca Centrale Brasiliana.

In linea generale, sono queste le disposizioni che dovrebbero regolamentare la procedura.

Come era possibile intuire, molte sono state le riflessioni e le critiche intorno al progetto di legge: elevata carica tributaria, tempistiche di adesione ristrette, restrizioni per l’accesso all’adesione, estensione della partecipazione delle istituzioni finanziarie (che avranno una responsabilità diretta per verificare il procedimento di dichiarazione), possibilità di auto incriminarsi e tanti altri dubbi che sempre precedono i grandi programmi di adesione spontanea.

Tali problematiche, potrebbero essere facilmente risolte prendendo a riferimento le procedure già implementate per gli altri paesi che hanno aderito al programma di dichiarazione spontanea (comunemente conosciuta come voluntary disclosure).

I dettagli relativi alle altre procedure sono state rese note da parte dell’OCSE sul sito web dell’organizzazione e, senza ombra di dubbio, sono conosciute dai tecnici che lavorano alla redazione del progetto di legge.

In termini generali, sarebbe auspicabile un’estensione del termine di presentazione della dichiarazione di adesione, tenendo in considerazione le difficoltà nel ricostruire la storia di alcune operazioni e l’ottenimento della documentazione da parte delle istituzioni finanziarie estere. Una riduzione delle sanzioni e dell’imposta applicabile sarebbe anche ben vista, oltre ad alcuni chiarimenti riguardo le possibili conseguenze di una auto incriminazione per le fattispecie di reato non espressamente coperte dal progetto di legge al fine di incentivare i contribuenti ad aderire al progetto.

Nonostante tali riflessioni, non possiamo esimerci dal riconoscere che questa è un’opportunità unica nella storia del Brasile e che appare improbabile che una tale opportunità possa essere concessa in futuro, data la situazione politica e sociale vissuta dal Paese. Molte potrebbero essere ancora le modifiche apportate al progetto di legge prima dell’approvazione ma sicuramente possiamo affermare che non siamo mai stati così vicini all’approvazione di un effettivo programma di regolarizzazione come lo siamo oggi.

Sulla base di quanto sopra considerato, si potrebbe concludere che i contribuenti che si faranno trovare pronti nel momento in cui i tempi per l’adesione cominceranno a scorrere, avranno una maggiore tranquillità per poter stabilire il cammino da seguire.

Questo comporterà un’attenzione particolare alle notizie riguardanti il Progetto di legge, nonchè un’analisi preliminare dei vantaggi e svantaggi del “pacchetto offerto”, nonchè una richiesta dei documenti che potrebbero essere importanti per la procedura. In questo senso, è importante che il contribuente ricorra a specialisti nell’area penale e tributaria per valutare la propria situazione personale e tracciare una strategia da seguire.

E’ importante evidenziare, infine, che, quando si tratta di presentare le prove atte a dimostrare l’inesistenza di illeciti perpetrati nei confronti del governo e degli istituti regolatori del paese, è necessaria un’attenzione particolare in quanto non è consentito fare passi falsi.

Perché AdvantA?

Il punto di forza del nostro team è la complementarietà delle capacità e le conoscenze tecniche. Operiamo quotidianamente con studi di professionisti brasiliani di alto livello attivi nel settore tributario, bancario e penale.

Valutiamo insieme il modus operandi migliore per regolarizzare patrimoni depositati all’estero, fornendo consulenze tailor made.

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